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Green Act, le 10 proposte del Coordinamento FREE

835 Ultima modifica dell'autore su 24/03/2015 - 19:40
Green Act, le 10 proposte del Coordinamento FREE
(Filippo Franchetto - Nextville.it)

Ieri 19 marzo il Coordinamento FREE, che raggruppa 30 associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, ha presentato le proprie proposte per dare sostanza al Green Act annunciato da Renzi.

Le idee presentate dal Coordinamento si sviluppano in 10 punti, che riassumiamo qui di seguito:

• Promuovere l’economia circolare. Occorre favorire una trasformazione del sistema produttivo e commerciale verso forme di economia circolare, dove il recupero/riuso dei materiali utilizzati sia facilitato mediante prodotti progettati in modo da essere riqualificabili, di facile manutenzione e, a fine vita, di agevole estrazione di materiali e componenti riutilizzabili. Questo risultato può essere raggiunto con incentivi fiscali, norme contro l'obsoloscenza programata e a favore dell'utilizzo dei sottoprodotti e dell’impiego di parti usate e/o rigenerate per la sostituzione di componenti degli impianti di produzione di energia a fonti rinnovabili.

• Rafforzare l’industria "green" in Italia. Bisogna riportare l’attenzione sulla ricerca e sulle applicazioni delle tecnologie innovative in Italia, in modo da favorirne poi l’esportazione. Va inoltre incoraggiata la ricerca di alleanze in Europa in modo da poter meglio affrontare la competizione internazionale. Si propone di lanciare un programma "Industria 2030" che coinvolga piccole e grandi imprese, università, Cnr ed Enea, identificando i comparti imprenditoriali con maggiori potenzialità di crescita.

 Carbon tax. Come previsto dalla delega fiscale, occorrerebbe definire fin da subito una carbon tax, la cui introduzione sarebbe oggi favorita dall’attuale contesto di basso prezzo del petrolio.

 Far decollare la mobilità elettrica. Attualmente nel nostro paese la diffusione di veicoli elettrici è bassissima e decisamente inferiore a quella di molti paesi europei.Per favorire le vendite occorrerebbe aumentare marginalmente la fiscalità sulla grande platea dei veicoli maggiormente inquinanti (ad esempio le auto oltre i 200 gCO2/km) e destinare gli extra introiti al sostegno dei veicoli a minimo impatto. Occorrerebbe inoltre promuovere la realizzazione di punti di ricarica direttamente presso le abitazioni o le aziende.

 Puntare sulla riqualificazione spinta del parco edilizio. Per raggiungere gli obbiettivi di decarbonizzazione europei al 2050 (-80%) occorre un deciso cambio di marcia nelle politiche di riqualificazione del parco edilizio esistente, adengo su due livelli: l’aumento della quota di superficie annualmente efficientata e il passaggio dalla pratica oggi prevalente di interventi su singoli appartamenti alla riqualificazione spinta che consenta di ridurre i consumi fossili del 70-90%.Una adeguata rimodulazione del Conto termico e dei TEE, accompagnata da fondi di garanzia potrebbe attivare ingenti risorse private in grado di rimettere in moto il comparto delle costruzioni e di sfruttare il nostro "shale gas" rappresentato dall’inefficienza del nostro parco edilizio.

• Mettere a valore il patrimonio forestale nazionale. Negli ultimi 60 anni la superficie forestale italiana è più che raddoppiata, passando da 5 a quasi 11 milioni di ettari. È urgente promuovere e dare continuità alla gestione attiva del patrimonio forestale, quale strumento indispensabile per lo sviluppo delle filiere produttive legate ai prodotti legnosi destinate all’edilizia, all’arredamento e alla produzione di energia rinnovabile, la tutela del territorio e la salvaguardia ambientale e paesaggistica, la conservazione delle componenti bio-culturali del territorio italiano, la protezione e prevenzione del dissesto idrogeologico e degli incendi. Vi è l’urgente necessità di realizzare un adeguamento degli indirizzi nazionali in materia forestale (fermi al D.lgs. 227/2001) per il riordino della disciplina del settore e delle sue filiere, al fine di promuovere e dare continuità alla gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale nazionale, alla sua tutela e valorizzazione, nonché per accrescere la competitività del settore e creare nuove opportunità occupazionali.

• Promuovere un nuovo mercato elettrico. Ai sensi del D. Lgsl. 102/2014 va promossa l’aggregazione della produzione FER in ambiti territoriali omogenei, affidando all’aggregatore la partecipazione al mercato elettrico su mandato dei singoli operatori. L’aggiunta di back-up (oggi cicli combinati, domani accumuli) renderebbe ancora più prevedibile l’offerta e consentirebbe alle FER di partecipare a pieno titolo sia al MGP, che al MI e al MSD. La gestione aggregata di impianti contenenti FER non programmabili sarà enormemente facilitata dall’utilizzo esteso di accumuli elettrochimici, accompagnando con misure ad hoc gli stimoli alla diffusione di queste soluzioni contenuti in recenti delibere dell’AEEGSI. Va anche consentita la stipula di contratti a lungo termine, che evitano l’offerta di energia a costo zero, riducono l’imprevedibilità dei ritorni economici (che scoraggia gli investimenti), orientano meglio investimenti per loro natura ad alta intensità di capitale e con ritorni molto differiti nel tempo, favoriscono la bancabilità, proteggono produttori e consumatori dalla volatilità dei mercati a breve.

• Semplificare le rinnovabili. Per sostenere e favorire ulteriormente il pieno passaggio dalla generazione centralizzata a quella distribuita, si propone di:
- emanare un nuovo schema di sostegno che riguardi gli impianti di taglia piccola e media a servizio di famiglie e PMI, e sia rigorosamente a "incremento di costo zero" (utilizzando esclusivamente i risparmi derivanti da cali di produzione ed uscita impianti incentivati, anche per revoca), privilegiando comunque efficienza ed autoconsumo;
- promuovere la minicogenerazione da biogas agrozootecnico e biomasse solide fino a 500 kW integrate nei cicli produttivi;
- incoraggiare l’efficientamento del parco di generazione da rinnovabili esistente, consentendo ad esempio spostamenti di impianti in favore di maggiore possibilità di autoconsumo e di potenziare la produzione a parità di impianto;
- rivalutare i meccanismi di autorizzazione, avviando drastiche semplificazioni;
- potenziare il meccanismo dei SEU, consentendo l’accesso ai benefici per "aggregatori" di domanda ed offerta connessi direttamente;
- rivedere la fiscalità stabilizzando i crediti di imposta per gli interventi di efficientamento energetico.

• Semplificare la microcogenerazione. Per sfruttare pienamente l'alto potenziale della cogenerazione, si dovrebbe: prevedere l’installazione necessaria di impianti di cogenerazione ad alto rendimento nei progetti di edifici di nuova costruzione e di ristrutturazioni rilevanti degli edifici esistenti, come già previsto ad esempio per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili; prevedere un metodo standardizzato di riconoscimento dei Titoli di Efficienza Energetica che prescinda dalla valutazione caso per caso; applicare anche all‘installazione di micro cogeneratori il beneficio della detrazione fiscale al 65%; abolire l’officina elettrica (almeno fino a 20 kW), il contatore fiscale, il registro delle misure di energia elettrica e l’applicazione dell’accisa sull’energia elettrica prodotta calcolandola sul combustibile utilizzato a partire dalla misurazione diretta del combustibile.

• Valorizzare gli impianti rinnovabili esistenti. Gli impianti oggi in produzione costituiscono un valore per il sistema e, se opportunamente rinnovati, potrebbero continuare a produrre energia rinnovabile ad un costo minore e ad impatto ambientale e paesaggistico pressoché nullo, riducendo inoltre la necessità di installazioni future su nuovi siti. Il Legislatore, quindi, dovrebbe introdurre un principio di favore per gli impianti esistenti attraverso misure quali l’eliminazione dei divieti imposti dallo "spalmaincentivi volontario", l’introduzione di ulteriori semplificazioni autorizzative, un accesso facilitato agli incentivi con meccanismi e contingenti dedicati, una maggior chiarezza su temi come la possibilità di riutilizzo di componenti dell’impianto preesistente, il diritto di installare in un impianto incentivato potenza aggiuntiva non incentivata, la possibilità per gli impianti di biogas di sfruttare il gas proveniente da ampliamenti delle discariche non previste in progetto, ecc.

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