Altri dazi antidumping dall'Ue: dopo i pannelli cinesi tocca al biodiesel di Argentina e Indonesia

794 Ultima modifica dell'autore su 03/06/2013 - 09:48

Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di oggi la decisione, lUe ha istituito un dazio antidumping provvisorio (sei mesi) sulle importazioni di biodiesel originario di Argentina e Indonesia per evitare il pregiudizio all'industria dell'Unione provocato da tali importazioni.

In particolare, il dazio provvisorio riguarda le importazioni di esteri monoalchilici di acidi grassi e/o di gasoli paraffinici ottenuti mediante sintesi e/o idrotrattamento, di origine non fossile, in forma pura o incorporati in una miscela, originari di Argentina e Indonesia. Il dazio antidumping sulle miscele si applica proporzionalmente al tenore totale nella miscela, in peso (tenore di biodiesel).

Qualora le merci siano state danneggiate prima dell'immissione in libera pratica e, di conseguenza, il prezzo effettivamente pagato o pagabile sia calcolato proporzionalmente ai fini della determinazione del valore in dogana, il dazio antidumping è ridotto di una percentuale corrispondente alla riduzione proporzionale del prezzo effettivamente pagato o pagabile. Comunque, l'immissione in libera pratica nell'Unione europea del prodotto è subordinata alla costituzione di una garanzia pari all'importo del dazio provvisorio.

Nel 2012, la Commissione europea ha annunciato - con un avviso pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea - l'apertura di un procedimento antidumping relativo alle importazioni nell'Unione di biodiesel originario di Argentina e Indonesia. Un'inchiesta aperta a seguito della denuncia presentata dallo European Biodiesel Board per conto di produttori che rappresentano oltre il 60% della produzione totale di biodiesel dell'Unione. La denuncia conteneva elementi di prova dell'esistenza di pratiche di dumping relative a tale prodotto e al pregiudizio notevole che ne risultava, ritenuti sufficienti per giustificare l'apertura dell'inchiesta.

Nel 2013, la Commissione ha disposto la registrazione delle importazioni dello stesso prodotto originario dei paesi interessati. Quindi è stato esaminato se le importazioni in dumping originarie dai paesi interessati abbiano arrecato all'industria dell'Unione un pregiudizio tale da potersi definire notevole. Durante il periodo dell'inchiesta (periodo tra il primo luglio 2011 e il 30 giugno 2012) solo una piccola parte (compresa tra il 2% e il 6%) delle importazioni dall'Indonesia verso l'Ue è risultata non in dumping. Il volume rimanente dall'Indonesia, e tutte le importazioni dall'Argentina, sono risultate in dumping.

Dall'inchiesta è emerso che le importazioni in dumping a basso prezzo dai paesi interessati sono fortemente aumentate in termini di volume (più che raddoppiate) durante il periodo in esame. Tutto ciò ha generato il significativo aumento di 10 punti percentuali della loro quota di mercato, che è passata da 9,1% nel 2009 a 18,8% alla fine del periodo d'inchiesta.

Allo stesso tempo, nonostante l'aumento del consumo, l'industria dell'Unione ha perso 5,5 punti percentuali di quota di mercato durante il periodo in esame. I prezzi medi delle importazioni in dumping sono aumentati del 48% tra il 2009 e il periodo d'inchiesta, ma sono rimasti nettamente inferiori a quelli dell'industria dell'Unione nel corso dello stesso periodo. Le importazioni in dumping sono state vendute a prezzi inferiori a quelli praticati dai produttori dell'Unione, con un margine medio di undercutting del 4% per l'Indonesia e dell'8% per l'Argentina durante il periodo dell'inchiesta.

Quindi, la pressione esercitata dall'incremento delle importazioni in dumping a basso prezzo sul mercato dell'Unione non ha consentito all'industria dell'Unione di fissare i suoi prezzi di vendita in funzione delle condizioni del mercato e degli aumenti dei costi. Le importazioni in dumping a basso prezzo dai paesi interessati, vendute a prezzi inferiori a quelli dell'industria dell'Unione e aumentate notevolmente in volume, hanno avuto un ruolo decisivo nel pregiudizio notevole subito dall'industria dell'Unione. Tanto che la situazione dell'industria dell'Unione è stata caratterizzata da un calo di redditività, passando da + 3 % nel 2009 a - 2,5 % alla fine del periodo d'inchiesta. Ne consegue che qualsiasi ulteriore calo della performance finirebbe per causare tagli della produzione e altre chiusure di impianti, con conseguenti rischi per l'occupazione e gli investimenti nell'Unione.

L'istituzione di misure antidumping - come lo sono i dazi provvisori - dunque, dovrebbe permettere all'industria dell'Unione di migliorare la sua redditività raggiungendo il livello considerato necessario per questa industria ad alta intensità di capitale. Le misure, almeno nelle intenzioni del provvedimento, dovrebbero dare all'industria dell'Unione la possibilità di iniziare a riprendersi dagli effetti del dumping pregiudizievole.

 

News pubblicata su Greenreport_Energia
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